Tre figure, dolcemente cristallizzate nel loro movimento, si fondono con altrettanti oggetti archetipici. Le loro posizioni parlano di mistero e scabri gesti di abbandono, di ineluttabili traiettorie verso il tempo che le attende: sperano di tornare? Sono già cadute? Prenderanno il volo?
Immaginano luoghi e prove, percorsi e traiettorie senza peso. L’eterno tentativo di raggiungere una stabilità finale – un paesaggio interiore in cui non ci siano più transizioni, fugace bellezza o fragilità dell’esistenza.